Si aggira per il mondo senza fare troppo rumore. Si trova a suo agio in particolare nei paesi occidentali. Non fa distinzioni di età, sesso, religione, anche se dà filo da torcere soprattutto alle donne e agli adulti in età lavorativa matura, fra i 40 e i 50 anni. Rompe le scatole anche per diversi mesi, facendo perdere giornate di lavoro, sparigliando le abitudini quotidiane, aggredendo la pazienza e spesso pure il buon umore.

No, non si tratta di un virus, né quello che ho riportato è il racconto di una nuova pandemia. Il mal di schiena l’abbiamo incontrato quasi tutti nel corso della nostra vita. C’è chi lo dà per scontato, quasi fosse un fastidioso ma ineludibile compagno di viaggio. Per altri è un guastafeste che si presenta, imprevedibile, più volte nel corso dell’anno, per poi andarsene ogni volta indisturbato, con sollievo per la nostra schiena, ma anche con mai sopiti dubbi sulla sua origine.

Già, perché le cause del mal di schiena sono nella stragrande maggioranza dei casi difficili da inquadrare, ma soprattutto, in tantissimi casi, sono tante circostanze che, contestualmente, ci mettono in scacco.

Le parole sono importanti

Cominciamo dalle basi.

Il vocabolario medico, e di riflesso quello del paziente, è uno straordinario florilegio di termini astrusi e spesso preoccupanti. Parole come “anterolistesi”, “lombosciatalgia”, “cifosi dorsale” nella bocca, e ancor più nello sguardo, della persona che mi si rivolge per problemi di schiena, appaiono anticipare scenari rovinosi per la salute e il benessere di chi li riporta. Di frequente mi capita di “tradurre” il referto di una radiografia o la valutazione dello specialista per riportare alla “normalità” il quadro della situazione, con la prima e forse più importante conseguenza di tranquillizzare la persona che ho di fronte.

Tanta parte di quello che troviamo scritto in un referto e/o che ci viene riportato dal medico ha mero valore descrittivo.

“Cifosi”, ad esempio, è la curva all’indietro della parte dorsale della colonna. Ce l’abbiamo tutti, fortunatamente. Può essere accentuata (più curva della media) oppure rettilineizzata (più dritta della media), ma non significa altro che ciò che descrive.

L’“ernia” è un cedimento, più o meno marcato, di una struttura che sta fra le vertebre, il disco intervertebrale, una sorta di ammortizzatore. Anche in questo caso il termine ha un valore puramente descrittivo.

Il valore delle parole è importante, così come determinante è il contesto in cui le parole vengono utilizzate. “Avere un ernia” non ha significato dal punto di vista clinico (sto solo descrivendo qualcosa che mi rivela la radiografia). Può averlo invece “un’ernia che comprime una radice nervosa”. Non c’è solo un’ernia, ma anche una sua azione su una struttura che potrebbe giustificare un sintomo. E qui le cose si complicano, perché se i sintomi non sono coerenti con quello che normalmente succede quando QUELLA radice viene in qualche modo “molestata”, nemmeno questo avrà valore cliinico.

Insomma, la realtà non è semplice come ce la potremmo immaginare (del tipo: se “ernia” allora “dolore”). E proprio per questo, è fondamentale partire dalle basi. E dare la giusta importanza alle parole.

Schiena sana in corpo sano

Il benessere e la salute iniziano con un corretto stile di vita.

La frase me la sono inventata di sana pianta, ma sono certo che avrete sentito o letto qualcosa di simile in decine di trasmissioni riviste o siti Internet. Se state per storcere il naso di fronte all’ennesima frase fatta, fermatevi. Perché stavolta, ahimé, anche per quanto riguarda la schiena, l’affermazione è tanto banale quanto vera.

Poter riconoscere una causa specifica in caso di mal di schiena, almeno in buona parte dei casi, sarebbe un grande sollievo anche per i clinici. Sfortunatamente, nella stragrande maggioranza dei casi non è possibile individuare un imputato certo, né un solo colpevole. Il mal di schiena è il più delle volte a-specifico (non ha una causa specifica, appunto) e multifattoriale (più cause e più colpevoli).

Occuparsi della salute e del benessere della schiena, lo avrete intuito dal titolo, richiede molto spesso e innanzitutto un’adeguata attenzione al proprio stile di vita. Anche in questo terreno, insidioso per chi soffre di questa condizione come per il fisioterapista che se ne prende carico, vale la triade del benessere: movimento, alimentazione, riposo.

 

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CRISTIANO MODANESE

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